Attraversata integrale da Nord a Sud

della Catena del Monte Baldo


Premessa

Durante la primavera del 2009, verso la fine di una stagione invernale fantastica, assicurata dalla presenza di un manto nevoso sempre abbondante anche a quote basse, sono riuscito a realizzare con il mio compagno di sempre Marco Polla l’attraversata integrale della Catena del Monte Bondone dalla città di Trento a Torbole, sul Lago di Garda.

Allora avevamo fatto 4.070 m di dislivello di sola salita “diluiti” in 45 km con il superamento di sei cime principali. In quella occasione, mentre scendevo dal Monte Creino verso Nago, vedevo davanti a me l’inizio del mio “prossimo sogno”: l’attraversata della Catena del Monte Baldo che, secondo quel mio punto di vista, “ripartiva” proprio dalla famosa località di Torbole.


Sono una sequenza di montagne che separano il Lago di Garda a Ovest (il più grande lago italiano - lungo più di 40 km) dall’altrettanto lunghissima Vallagarina sul versante Est (una grande e profonda vallata Glaciale che fa da letto al fiume Adige). Dalle cime di questa catena il panorama è sempre eccezionale e suggestivo essendo una distesa di vette che dividono da Nord a Sud la provincia Veneta da quella Lombarda.

Non ho salito molto spesso queste montagne, ma ogni volta che ne raggiungevo la cima, percepivo una piacevole senz’azione che mi attirava sempre a guardare verso Sud. Quello che vedevo era una cresta che sembrava fatta apposta per essere percorsa senza interruzione in linea retta verso la sua fine. Sono una serie di vette frequentate da molti soprattutto d’estate ma che, per me, diventano “attraenti” soprattutto quando si devono usare gli sci e le pelli di foca.


Era da quel ormai lontano 2009 che aspettavo una stagione “fuori dal normale” a livello di innevamento, cosa che si è avverata quest’anno. Inoltre provenivo da una buona stagione agonistica con alla base un ottimo allenamento. Quindi, questo tipo di avventura aveva modo di poter essere effettuata. Un lungo viaggio che aspettavo da tempo che però aveva bisogno di una serie di situazioni concomitanti: un buon stato di forma; una giornata con meteo stabile; una situazione meteo con lo zero termico basso; un manto nevoso trasformato e duro. Tutti fattori che vanno ricercati per effettuare l’attraversata il più velocemente possibile.


Questa volta, a differenza delle altre, non ho cercato “con insistenza” un compagno, ma ho anche desiderato di rimanere da solo. Questa decisione mi ha dato modo di avere più libertà di movimento e di sentire ancor di più la sensazione di avventura in questo progetto particolare di attraversare in giornata e, rigorosamente con il proprio “motore”, tutta la Catena del Monte Baldo.


Ora, a cosa fatta, quando salgo in MTB sulle sponde occidentali del Lago di Garda, il fatto di rivedere proprio di fronte tutto il percorso fatto, mi da una piacevole soddisfazione. Uno “spartiacque” di cime e creste cosi importante, percorso in giornata attraverso una Linea Ideale… una delle mie “Linee Ideali” che racchiudono eleganza, semplicità e avventura.


Come è andata

Sono partito in MTB da Torbole, più precisamente sul ponte della statale che collega Torbole a Riva del Garda (70 m s.l.m.), sopra il fiume Sarca, foce del Lago di Garda alle ore 06.30 in punto per salire alla loc. Busatte (160 m s.l.m.). Ho proseguito la mia salita sulla “Strada del Monte Baldo” sino ai Prati di Nago passando per Mga Zures (700 m s.l.m.) e il Dos Casina (950 m s.l.m.). In località Prati di Nago (a quota 1320 m s.l.m.) la strada era coperta di neve e quindi ho dovuto (ben volentieri) lasciare la MTB per calzare gli sci alle ore 07.40 esattamente 1h 10’ dopo la partenza. Ho organizzato il trasporto dell’attrezzatura da scialpinismo, e viceversa, con l’aiuto di mio suocero Roberto che mi ha accompagnato fin qui in auto per poi riportare a valle la MTB che, alla fine della “scialpinistica” mi avrebbe riconsegnato Sabrina per permettermi di terminare l’attraversata.


Dopo aver terminato il “cambio attrezzi” e aver salutato Roberto, mi sono “immerso” totalmente in questa avventura, accompagnato solamente dal rumore dei miei sci sulla neve indurita dalla notte che interrompeva la pace che regna su queste montagne. Nemmeno il tempo di “assorbire” questa sensazione che mi sono ritrovato sulla prima elevazione della catena del Baldo: il Monte Varagna (1779 m s.l.m.). Da qui, con un breve “saliscendi” e seguendo solo parzialmente il sentiero 601, ho raggiunto la meravigliosa Cima del Mte Altissimo (2079 m s.l.m.) dove è terminata la mia prima vera salita di oltre 2000 m di dislivello alle ore 08.45.


Da qui, seguendo la dorsale mi sono diretto verso il Monte Lastè (1942 m s.l.m.) per iniziare la vera e propria discesa verso la sottostante e piccola “Strada del Monte Baldo” con una piccola sorpresa che avevo previsto: quella di vedermi passare sotto le solette dei miei nuovi Skitrab centinaia di metri di pascoli SENZA NEVE. Poco male: con una buona scelta del percorso sono riuscito comunque a percorrere tutto il crinale Sud di questa grande montagna alternando ampi canali ancora ricoperti di neve con “buoni” tratti di pascolo ripido e “scivoloso” soprattutto senza sassi, fino a giungere a q. 1550 m la piccola strada completamente sgombra dalla neve alle ore 09.00 in punto. Poco oltre, la Cresta prende il nome della frazione di Navene, oltre 1400 m più in basso, proprio sul lago.


Dopo qualche minuto di leggera corsettina, sono giunto alla Bocca di navene (1425 m s.l.m.) ore 09.10 da dove, poco dopo, sono salito a destra seguendo il sentiero nr 651 che mi ha portato sulla strada che scende dalla Funivia del Monte Baldo. Luogo che ho raggiunto alle ore 09.40 a pochi metri dal Monte Grande (1783 m s.l.m.). Questo è indubbiamente il punto più conosciuto e turistico dell’intera catena. Infatti lo si raggiunge facilmente con una comoda e panoramica funivia che parte niente di meno che da Malcesine sul Lago di Garda.

Con piacevole sorpresa avevo notato, ancor prima di giungervi, che l’impianto era chiuso; questo mi ha permesso di rimanere ancor più isolato dalle “moderne comodità civilizzate” e dalle eventuali persone che avrei potuto incontrare. Un ulteriore “regalo” piacevolissimo durante questa attraversata.


E' da questo punto in poi che il crinale si assottiglia, lasciando alle spalle la parte iniziale e semplice dell’attraversata. Davanti a me, ma non vicinissima, la prossima meta: la Cima delle Pozzette (2132 m s.l.m.) che ho raggiunto alle ore 10.20. Questa cima l’avevo già salita da Est, partendo dal Rifugio Monte Baldo e quindi fin qui poco, o nulla di nuovo.

Sapevo che era da qui in avanti la parte più complicata del percorso. Già guardare verso la prossima vetta, la Cima Longino, faceva capire che anche le prossime montagne mi avrebbero garantito una continua alternanza di salite e discese alternate da passaggi alpinistici, di certo non banali.


Per tutta la parte centrale le cime si alternano a forcelle, creando un percorso "spezza gambe" che costringe a numerosi “cambi di assetto” puntando direttamente verso Sud, quindi anche verso la fine del Lago di Garda. Un tragitto dove non ci si può rilassare perché ogni Cima può diventare un ostacolo che, sul lato opposto al senso di marcia, può nascondere grosse incognite. Già la prossima cima rendeva bene l’idea di quello che avrei trovato da qui in avanti: bisognava scegliere già da lontano dove e come passare gli ostacoli che si vedevano davanti.


Da qui in avanti bisognava “cambiar marcia”, sciare con più precisione e saper scegliere la giusta direzione. Il breve tratto di cresta che collega la Cima delle Pozzette con la prossima cima l’ho percorso in discesa, non senza difficoltà, tenendo le pelli di foca per passare in salita a dover mettere i ramponi per il pendio ripido e a tratti ghiacciato, soprattutto sul versante Nord. Comunque alle ore 10.45 giungo sulla vetta della Cima Longino (2180 m s.l.m.). Anche questa cima, in realtà l’avevo salita, ma non versante odierno, bensì dal versante Est.


La vista da questa cima è un vero e proprio spettacolo. Non c’è l’ombra di una nuvola; il cielo è limpido e la neve dura, mi ha permesso una salita rapida e sicura. Ogni tanto prendo la piccola macchina fotografica che porto spesso con me per immortalare qualche immagine.

Un modo per ricordare, ed imprimere nel tempo le immagini, le emozioni e i ricordi di questa stupenda giornata. Pochi attimi che mi servono anche per cercare di capire come proseguire, cercare di trovare il “passaggio” più congeniale alle condizioni di quest’anno. E poi via…


 Questa volta tolgo le pelli di foca. La neve è dura e la discesa molto articolata. Un’altra particolarità di questa attraversata: le salite terminano dove, dall’altra parte le discese non lasciano spazio al relax ma anzi, obbligano ad una continua ricerca della massima concentrazione. Ogni discesa, infatti è caratterizzata da una serie di ostacoli che non permettono alcun errore. Sbagliare significherebbe, nel caso migliore, di perdere un sacco di tempo. Malgrado questo riprendo con il mio solito ritmo che mi permette una rapida discesa verso Sud per giungere sulla Cima Val Finestra (2086 m s.l.m.) alle ore 10.50. Da qui con una lunga attraversata in diagonale mi porto sotto la parete Nord della prossima vetta. Non devo faticare troppo, devo bere e cercare di dosare le energie per tutta la durata dell’itinerario. In effetti, questo è uno dei tanti motivi per i quali sono attratto da questo tipo di attraversate: il non saper cosa succederà dopo la prossima ora… sia fisicamente che mentalmente. Conoscersi e “sentirsi”, dopo tante ore di camminata aiuta a “cresere” sempre più.


 Metto i ramponi… non provo nemmeno a mettere le pelli di foca. La neve è troppo dura e il pendio ripido. Si va più veloci a piedi! Cosi arrivo direttamente sulla quarta cima “importante”. La vetta più alta dell’intera catena del Monte Baldo: la Cima di Val Dritta (2218 m s.l.m.) sono le ore 11.06 quattro ore trentasei minuti da quando sono partito. Non avevo creato tabelle di marcia e nemmeno indicazioni minime di tempi e orari. Sono qui e basta. Davanti a me ancora tante cime che non conosco e tanti versanti per me inesplorati che mi danno la voglia di ripartire immediatamente.


 Continuo ad attraversare sul versante Nord Ovest. E’ il versante più ripido, ma con la garanzia di offrirmi neve in abbondanza, anche se più dura. Dopo qualche curva sul ripido, inizio un lungo traverso per immettermi sulla parete della Cima Val Fontanella (2207 m s.l.m.) che, dopo l’ennesimo cambio assetto, raggiungo con i ramponi ai piedi, ore 11.25.

L’emozione comincia a crescere, anche perché, fra poco, “entrerò” di nuovo in una parte della Catena del Monte Baldo nella quale sono già venuto, anche se solo per una volta, e tanti anni fa.


In realtà mi sembra di conoscere queste montagne, solo perché, dalle prossime, le ho già viste, anche se da molto lontano. Forse è l’ambiente che è diventato famigliare. Non vedo l’ora di arrivare alla prossima che vedo di fronte a me. Mi sembra “facile”, ma forse è perché ho preso l’abitudine a salire con i ramponi e a mettere direttamente gli sci per scendere sul ripido. Una sensazione strana ma piacevole. Lo faccio per l’ennesima volta per spostarmi velocemente verso la prossima meta: la Punta Pettorina. Anche se faccio la prima curva, e quelle a venire, direttamente sul ripido, senza “abituarmi” con qualche curva “di assestamento”, mi sembra tutto facile. Appena posso attraverso in diagonale cercando di perdere meno quota possibile fino ad arrivare ad un punto che mi permetta di calzare i ramponi. Anche questa parete la salgo come le precedenti: “cambio” sci/ramponi e poi in salita, questa volta in diagonale verso destra… un ripidissimo pendio. Solo l’ottima neve mi permette una progressione veloce e sicura, malgrado siano solo le punte laterali dei ramponi che mi tengono in equilibrio, i bastoncini fanno il resto. Mi rendo conto solo adesso che la piccozza è rimasta nello zaino fin ora e che non ne ho fatto uso.


Raggiungo la Punta Pettorina (2192 m s.l.m.) alle ore 11.40. Mi rendo conto sempre di più che la parte più impegnativa dell’attraversata la sto lasciando alle spalle. Come da accordi telefono a Sabina per avvertirla che sono in anticipo e che forse riuscirò a terminare l’attraversata più velocemente del previsto. Ci diamo appuntamento a Prada di Monte Baldo.


Il pendio che ho di fronte è meno ripido dei precedenti, ma quello che più mi piace è che vedo qualcosa che conosco: i “piloni” della teleferica che mi confermano che quella è la cima del Monte Telegrafo. Mi sembra di capire che riuscirò a raggiungerla agevolmente vista la bella neve e una cresta che sembra più facile delle altre. E’ proprio cosi: la discesa dalla Punta Pettorina è facilissima, raggiungo velocemente la depressione tra le due cime e “finalmente” rimetto le pelli di foca sugli sci.

Mi sembra di volare… forse solo perché non ho gli sci sulle spalle, o forse perché sto raggiungendo un luogo che conosco. Poco dopo mi trovo su quella che per tante persone è la cima più alta della catena: il Monte Telegrafo… non per niente chiamato anche Monte Maggiore (2200 m s.l.m.) però, anche se per solo 18 metri, più basso della Cima Valdritta. Sono le ore 12.00. Due minuti dopo, poco sotto la cima, nei pressi di uno dei pochi Rifugi dell’intera catena trovo tre persone e mi faccio fare anche uno scatto fotografico.


 Sento che sta finendo. Mi manca ancora qualche ostacolo… ma devo stare sempre molto attento: la cresta è molto affilata e dal Monte Telegrafo alla Punta Sasscaga (2152 m s.l.m.) non lascia spazio ad errori. Scendo in attraversata con gli sci ai piedi, quando ad un tratto, una piccola distrazione, o la voglia di correre, mi fa perdere aderenza e scivolo… per fortuna mi fermo sulla cresta, a cavalcioni: uno sci a destra e uno a sinistra e io seduto sul filo di cresta.

Poco male. Mi rialzo e decido di continuare a piedi. Forse è meglio. Questa volta, mi sposto sul versante Est. La neve, da questa parte è più molle, vista l’ora, ma tutto va bene. Sono senza ramponi, vedo la prossima cima vicina. Giro l’angolo e trovo un ripido pendio che devo attraversare in diagonale… ramponi ! Poche centinaia di metri e raggiungo anche la Vetta delle Buse (2155 m s.l.m.).


Ero salito su questa cima da Punta Veleno solo venti giorni fa con Sabrina. Una delle tante cime “che mi mancava”. Da qui vedo l’ultima vetta proprio di fronte, come al solito verso Sud. Guardo l’ora: Sono le ore 12.22… come spesso accade mi viene una “delle mie idee”: cercare di essere sull’ultima cima sei ore esatte dopo la partenza da Torbole.


 Detto… fatto ! Tolgo le pelli e mi lancio in un lunghissimo traverso quasi a uovo. Una persona che sale mi vede; penso che creda di vedere un matto: la neve è bellissima. Dura con mezzo centimetro di firn… l’ideale per fare delle bellissime curve, e invece mi vede sfrecciare puntando dritto dritto verso la Bocchetta del Coal Santo a (2000 m s.l.m.).

Di nuovo un cambio assetto a tempo di record e una breve corsa fin sulla Cima di Costabella (2050 m s.l.m.). Appena in tempo per fotografare il mio orologio della Garmin… ore 12.30. Che bello: solo sei ore per attraversare tutte le cime della Catena del Monte Baldo e, non solo, partendo da Torbole a (65 m s.l.m.) in MTB. Fantastico. Sono veramente contento. Malgrado la mia conquista, anche questa volta, “dell’inutile”.


Ma pensiamo a noi. Oggi è stato il giorno perfetto, è andato tutto per il verso giusto… probabilmente anche Qualcuno in alto ci ha messo del suo. Ma i ricordi, seppur “freschissimi”, fuggono veloci, come la neve sotto i miei Skitrab Maestro. Solo una brevissima pausa a fotografare il Rifugio Chierego (1911 m s.l.m.) e poi giù verso Prada dove mi aspetta Sabrina.

A volte, la forza di portare a termine grandi cose, la si trova anche per raggiungere chi ti aspetta alla fine della tua avventura. D'altronde tutti e due facevamo parte della stessa storia, anche se vissuta completamente in modo diverso, ma sempre intensamente.

E’ strano “essere dentro” la stessa avventura e viverla con uno stato d’animo molto diverso: tanta è la mia felicità per essere quasi giunto alla fine del mio viaggio… e tanta deve essere la pazienza di chi sta dall’altra parte, spettatore di ciò che vede, capisce, ma “non sente”.


Nel frattempo la neve finisce, inutile la mia ricerca nelle vallette al riparo dal sole, prima o poi sapevo che dovevo proseguire a piedi. Niente paura, il terreno è abbastanza morbido per permettermi di mantenere persino una leggera corsettina fino alla partenza della seggiovia di Prada dove trovo finalmente Sabrina.

Uno sguardo che dice tutto, un abbraccio, e i complimenti da parte sua che mi danno un’ulteriore felicità che non nasconde una forte emozione. Tutto è andato per il meglio, e sono in anticipo sui tempi che pensavo.


Sono le ore 12.56. Mi cambio di nuovo i vestiti. Lascio l’abbigliamento da scialpinista e metto a riposo gli sci e gli scarponi in macchina. Riprendo le vesti di biker e salgo sulla mia bicicletta per terminare la discesa verso le rive del Lago di Garda, questa volta in provincia di Verona. Partiamo insieme e scendiamo le dolci propaggini Sud del Baldo passando per San Zeno di Montagna ore 13.15, Castion Veronese ore 13.25, Affi ore 13.37 fino a raggiungere Lazise ore 13.55… sarei arrivato sulle sponde del Lago di Garda, ma non era questo che volevo.

La mia idea era di partire dall’immissario del Lago di Garda e terminare all’emissario… quindi dovevo raggiungere Peschiera, da dove inizia a “defluire” il lago con il fiume Mincio.


L’emozione è talmente forte che, anche se intorno a me ci sono decine di automobili e di persone che passeggiano sui marciapiedi, ne rimango indifferente come se fossi solo.

E’ una sensazione strana, ma questa avventura è talmente intensa, che le tante ore passate da solo faticando nella mia solitudine, mi rendono immune dai rumori di tutto ciò che mi circonda. Raggiungere questi paesi e riprendere immediatamente contatto con la “rumorosa moderna civiltà” è come subire un piccolo trauma ma fa ancor più apprezzare il “viaggio” affrontato.
Infatti ciò che ho attorno riesco a renderlo simile ad un mondo estraneo… resto con i miei pensieri e mi concentro a mantenere un buon ritmo, sperando che non mi si allentino le gambe, e che mi diano il loro ultimo sforzo su questa strada trafficata.


Arrivo a Peschiera prima di Sabrina che è rimasta incastrata nel traffico. Finalmente il mio viaggio è finito. Ora devo solo cambiarmi, mangiare e bere qualcosa. Sono le ore 14.10… sette ore e quaranta minuti consecutivi. E’ da stamattina alle sei e trenta che pedalo e che cammino con gli sci, gli stessi che mi hanno permesso di spostarmi velocemente da una cima all’altra, unendole una dietro l’altra, tracciando la mia solita “Linea Ideale !”


Che dire ancora? Altri discorsi sarebbero superflui. Credo che ognuno di voi abbia potuto immergersi un po’ in questo viaggio ricco di emozioni. Io, mentre scrivevo, ho avuto modo di ripensare a quello che ho fatto. Un modo per assaporarlo di nuovo, non solo come un bel ricordo, ma come un presente. La mente è ancora piena di quelle emozioni… tante per un solo giorno!

Ma va bene così. Ricorderò questo viaggio come una delle mie avventure più belle. Grazie anche ai miei splendidi compagni, Roberto e Sabrina che hanno assaporato, in parte, questa straordinaria avventura.


 Ho reso reale e concluso un'altro “sogno del cassetto“: un’attraversata che non ha nulla di incredibile... se non il fatto di essere li, ad aspettare il prossimo sognatore.


Omar Oprandi



L’itinerario

Torbole 65m - Doss Dei Frassini 706m (Mga Zures) – Dosso Casina 979m - Dos Remit 1223m - Mte Varagna 1780m - Mte Altissimo di Nago 2079m – Bocca di Navene 1425m - Albergo Funivia Malcesine 1752m - Bocca Tratto Spino 1720m - Pozza della Stella 1767m - arrivo Seggiovia Prà Alpesina 1848m - Cima di Artilone 2050m - Cima Delle Pozzette 2132m - Bocchetta Val D'Angual 2027m - Cima Del Longino 2179m - Bocca Val Finestra 2070m - Cima Val Finestra 2086m - Cima Valdritta 2218m - Bocca di Valdritta 2218m - Bocchetto dell'Acqua 2140m - Cima Pra Baziva 2207m - Bocca di Confine 2147m - Bocchetto della Fontanella 2110m - Cima Val Fontanella 2207m - Punta Pettorina 2192m (Cima del Marocco) - Bocca di Val Larga 2091m - Punta di Val Larga 2150m - Punta Telegrafo 2200m (Mte Maggiore) – Punta Sascaga 2152m - Bocchetta di Mamaor 2079m - Passo del Camin 2087m - Vetta Delle Buse 2155m - Passo Del Camino 2130m - Coal Santo 2072m - Bocchetto Del Coal Santo 2000m - Cima Costabella 2053m - Rifugio Chierego 1911m - Rifugio Cornetto 1815m (Rif-FioriDelBaldo) – Ex Rifugio Mondini 1554m - Prada alta 1000m - San Zeno di Montagna 600m - Castion Veronese 350m – Affi 200m – Lazise 80 m – Peschiera 65m.


Dati tecnici rilevati sulla carta e dal GPS Garmin mod Fenix

- Attraversata fatta il 16 Aprile 2014 - dalla Guida Alpina Omar Oprandi

- Tempo totale 7 ore 40 m

  Di cui 6.20 in movimento; e 1.20 in sosta

Compreso di foto, incontri, contrattempi, piccoli incidenti, ecc.

- Dislivello complessivo di sola salita: TOT 4172 m

  Di cui 1290 m in MTB; e 2882 m con gli sci

- Per un totale di: dieci salite principali e dieci discese.

- Con 21 cambi di assetto:

2 cambi MTB/Sci e viceversa

10 cambi dalla salita alla discesa

9 cambi dalla discesa alla salita

- Km percorsi: TOT 76,700

 13.41 di MTB nella prima parte; 25.78 sci e a piedi; 37.51 nella parte finale in MTB

- Con circa il 33% di percorso non tracciato.



ORARI E NOMI DELLE PRINCIPALI CIME

Torbole ore 06.30

Prati di Nago ore 07.40

Mte Altissimo ore 08.45

Bocca di navene ore 09.10

Funivia Mte Baldo ore 09.40

Cima Pozzette ore 10.20

Cima Longino ore 10.45

Cima Val Finestra ore 10.50

Cima Val Dritta ore 11.06

Cima ValFontanella ore 11.25

Punta Pettorina ore 11.40

Monte Telegrafo ore 12.00

Vetta delle Buse ore 12.22

Cima Costabella ore 12.30

Prada alta ore 12.56

S. Zeno Montagna ore 13.15

Castion Veronese ore 13.25

Affi ore 13.37

Lazise ore 13.55

Peschiera ore 14.10



NUMERI


Tempo Totale 7h 40'.

In MTB: 1h 10’ + 1h 04'

Con sci:  5h 26'


Dislivello Totale salita: 4172 m

1290 m in MTB

2882 m con gli sci


Km percorsi: 76,700

13.41 di MTB prima parte

25.78 sci e a piedi

37.51 nella parte finale in MTB

Km Totali in MTB 50,92 km c.a.

Km Totali con sci: 25,78 km c.a


33% di percorso non tracciato



MARCHI ATTREZZATURA

ADIDAS

ATK RACE

CAMP

ENERVIT

FIZAN

GARMIN

MONTURA

COLLTEX

VAUDE

LUPINE

ARVA

SALICE

SCARPA

SKITRAB



Eventuali richieste: Guida Alpina Omar Oprandi - 339.8332422 – guida.omar@alice.it

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OMAR OPRANDI

 Guida Alpina e Maestro d'Alpinismo 

 guida.omar@alice.it

 ​339 833 2422  
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